Gli Dèi di Netflix: come ‘The OA’ e ‘Dark’ riscrivono il mito dell’uomo moderno

Netflix si è trasformato nel moderno Olimpo, un luogo dove storie innovative e profonde emergono per sfidare la nostra percezione della realtà e dell’esistenza.
Due serie in particolare, ‘The OA’ e ‘Dark’, si distinguono per la loro capacità di ridefinire i confini tra la narrazione televisiva, la filosofia e la riflessione umana. Entrambe affrontano grandi temi esistenziali e ci invitano a intraprendere un viaggio mentale ed emotivo che supera la mera esperienza di visione. In questo articolo esploreremo come queste due serie abbiano riscritto il mito dell’uomo moderno, offrendo una visione unica e provocatoria sulla realtà, il tempo e il significato dell’esistenza.
La realtà fluida di ‘The OA’
‘The OA’, creata da Brit Marling e Zal Batmanglij, è un’opera che gioca con i concetti di percezione e realtà. La protagonista, Prairie Johnson, scompare per sette anni e ritorna miracolosamente con il dono della vista, dopo essere stata cieca per tutta la vita. Ma quello che è davvero sconcertante non è solo la sua guarigione fisica, ma il racconto che offre della sua esperienza: un viaggio verso dimensioni alternative, un’esistenza che si estende ben oltre i confini del nostro mondo conosciuto. ‘The OA’ non è semplicemente una storia su poteri sovrannaturali, è una riflessione sul concetto di realtà, su quanto essa sia plasmabile dalla nostra volontà e su quanto ciò che riteniamo vero possa essere, in realtà, solo una delle infinite possibili verità.
Gli Dèi di Netflix ci invitano, attraverso questa narrazione, a considerare la possibilità che la nostra realtà sia molto più complessa e stratificata di quanto immaginiamo. Prairie, o meglio, ‘The OA’ (Original Angel), incarna la ricerca dell’oltre, della trascendenza, mettendoci di fronte a una domanda fondamentale: quanto siamo disposti a credere nell’invisibile? Attraverso movimenti coreografici che sfidano la logica e riti che sembrano provenire da un tempo arcaico, ‘The OA’ ci trasporta in una dimensione di mistero e ci mostra che il mito dell’uomo moderno è ancora legato all’antico desiderio di capire cosa ci sia al di là del visibile.
‘Dark’ e il mito del tempo circolare
Se ‘The OA’ gioca con il concetto di realtà alternativa, ‘Dark’, la serie tedesca creata da Baran bo Odar e Jantje Friese, affronta in modo altrettanto profondo il concetto di tempo. Ambientata in una piccola cittadina, Winden, ‘Dark’ ci introduce in un mondo dove il tempo non è lineare, ma ciclico, una spirale senza fine in cui passato, presente e futuro sono inestricabilmente collegati. La serie ci sfida a ripensare il tempo non come una linea retta, ma come un ciclo eterno, un labirinto dal quale sembra impossibile uscire.
Proprio come il mito greco di Crono, che divora i propri figli per paura di perdere il potere, i personaggi di ‘Dark’ sono prigionieri di un ciclo temporale che li costringe a ripetere gli stessi errori, a rivivere lo stesso dolore. Winden diventa una metafora della condizione umana, in cui il libero arbitrio è solo un’illusione e il destino sembra già scritto. La domanda che ‘Dark’ pone all’uomo moderno è se siamo davvero in grado di sfuggire al nostro destino, se possiamo rompere il ciclo e cambiare il corso della nostra storia, o se siamo destinati a essere eternamente intrappolati in un loop temporale.
La riscrittura del mito dell’uomo moderno
Sia ‘The OA’ che ‘Dark’ utilizzano il potere della narrazione per riscrivere il mito dell’uomo moderno, mettendo in discussione le certezze su cui basiamo la nostra esistenza. In un mondo dominato dalla tecnologia e dalla razionalità, queste due serie ci riportano alle domande più antiche: che cosa è la realtà? Che cosa è il tempo? Abbiamo il potere di cambiare il nostro destino o siamo semplicemente pedine in un gioco più grande di noi?
Gli Dèi di Netflix si presentano come nuove figure mitologiche, portatrici di storie che parlano a un pubblico globale, un pubblico affamato di significati e di risposte che vanno oltre la superficie. ‘The OA’ ci mostra che la realtà può essere riscritta attraverso la fede e la connessione umana, mentre ‘Dark’ ci ricorda la potenza del tempo e delle scelte, e quanto sia difficile sfuggire al peso del passato. Entrambe le serie ci mostrano che il mito non è mai veramente morto; è semplicemente mutato, adattandosi ai nostri tempi e alle nostre nuove domande esistenziali.
L’uomo moderno è ancora affascinato dai miti, anche se questi hanno assunto nuove forme. ‘The OA’ e ‘Dark’ sono esempi perfetti di come la narrazione contemporanea possa rivisitare temi antichi e presentarli sotto una luce nuova e coinvolgente. Entrambe le serie ci invitano a guardarci dentro, a esplorare i confini della nostra realtà e a mettere in discussione le strutture che ci imprigionano.
In un mondo in cui tutto sembra già essere stato spiegato dalla scienza e dalla tecnologia, ‘The OA’ e ‘Dark’ ci ricordano che esistono ancora misteri irrisolti, domande che non hanno una risposta semplice. Forse, la vera sfida dell’uomo moderno è quella di accettare l’incertezza, di continuare a cercare risposte anche quando sembra che non ci siano, e di riconoscere che la nostra realtà, come i miti che amiamo raccontare, è sempre più complessa di quanto possa sembrare.
Il mito dell’uomo moderno non è quello di chi ha tutte le risposte, ma di chi continua a cercarle, spingendosi oltre i confini della caverna di Platone, in un viaggio infinito tra realtà, percezione e mistero.